Un passo avanti per il riconoscimento dell’assistenza sanitaria alle persone senza dimora

(immagine: Canva)

L’evento “Avrò cura di te: l’assistenza sanitaria per persone senza dimora in Italia”, organizzato da Fondazione Roche e Associazione Avvocato di Strada, è stato finalizzato a creare un momento di confronto sulla legge n. 176/2024 per riconoscere progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria alle persone senza dimora prive della residenza anagrafica (sul territorio nazionale o all’estero) e regolarmente soggiornanti in Italia. 

Questa è la situazione attuale (ultima rilevazione ISTAT): sono quasi 100.000 le persone senza dimora censite in Italia, in maggioranza uomini, di cui il 62% cittadini italiani. Le persone senza tetto e senza fissa dimora censite risultano iscritte all’anagrafe di 2.198 Comuni italiani, che si concentrano per il 50% in 6 comuni a più alta intensità: Roma (23%), Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%). 

Quando una persona sul territorio italiano finisce a vivere per strada perde una serie di diritti, tra cui il diritto alla salute. Infatti, secondo la legislazione vigente la condizione di base per accedere ai servizi ASL è la residenza nello stesso territorio dell’azienda sanitaria che consente la scelta del medico di base.

Per questo motivo le persone senza dimora per potersi curare non hanno altra scelta che ricorrere al pronto soccorso il cui costo medio stimato, per singolo intervento, è quasi triplo se non il quadruplo rispetto al costo annuale di un medico di medicina generale per ogni paziente; infatti, la cifra per un intervento singolo al Pronto Soccorso è stimata in 250 euro mentre il costo annuale di un medico di base per singolo paziente è di 80 euro.

Questa è la situazione da cui partono gli sforzi, ormai quindicennali, di associazioni come Avvocato di Strada.

Un importante traguardo, in questo senso, è stato raggiunto il 6 novembre 2024, Avvocato di Strada insieme al deputato Marco Furfaro sono riusciti a ottenere l’approvazione all’unanimità da parte del Parlamento italiano della legge n.176/2024 che ha istituito un fondo, con una dotazione di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, per il finanziamento di un programma sperimentale mirato a consentire alle persone senza fissa dimora l’accesso ad alcuni servizi: l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, la scelta del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta, nonché l’accesso alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza.
In questa prima fase la legge si applica nelle sole città metropolitane e non include i cittadini stranieri senza permesso di soggiorno.

«Credo che l’approvazione di questa legge sia una vittoria fondamentale per il nostro Paese, dove purtroppo se una persona finisce in strada viene cancellata dall’anagrafe e a quel punto, non avendo più la residenza, perde anche il diritto alla salute ovvero la possibilità di essere presa in carico da un medico di base.

L’unica chance diventa il pronto soccorso, che non è però in grado di fornire cure continuative per malattie come il diabete, la tubercolosi, le epatiti, e quindi queste persone non hanno di fatto possibilità di curarsi», ha spiegato Antonio Mumolo, presidente di Associazione Avvocato di Strada.

«Abbiamo iniziato questa battaglia 15 anni fa, insieme a tante associazioni, in modo che tutti potessero un giorno avere accesso al diritto alla salute, previsto dalla nostra Costituzione. Oggi è legge e la sfida adesso è fare in modo che tale legge, applicabile attualmente nelle città metropolitane, venga estesa in tutte le regioni italiane. Ricordando sempre che tutelare i diritti dei deboli significa, alla fine, tutelare i diritti di tutti noi».

L’on. Marco Fufaro, presente all’evento, ha aggiunto: «Partendo dal presupposto che le persone non sono né la propria malattia, né la propria povertà, né la propria condizione economica complicata, abbiamo fatto questa legge per dare loro un punto di partenza da cui ricominciare: l’assistenza sanitaria.
Si tratta di dare un messaggio chiaro al Paese, ovvero che a fronte di una difficoltà lo Stato non solo garantisce un diritto primario come quello alla salute ma lo garantisce affinché sia anche un viatico per uscire dalla condizione di senza dimora».

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