Protonterapia, nuove frontiere in oncologia pediatrica

La protonterapia, rispetto ad altri trattamenti radioterapici, riduce i rischi di effetti collaterali e di tumori secondari, rappresentando una importante opzione terapeutica anche nell’ambito dell’oncologia pediatrica. Insufficienti per numero, però, i centri disponibili in Italia. Il tema è stato al centro di un evento ospitato in Senato.

«La sanità rappresenta un investimento e mai un costo». Con queste parole Tilde Minasi, presidente dell’Intergruppo parlamentare Oncologia: Prevenzione, Ricerca e Innovazione, ha aperto il convegno da lei promosso e ospitato in Senato dal titolo “Le nuove frontiere della protonterapia e dei farmaci per l’oncologia pediatrica”.

In un momento di grande fermento per la ricerca in ambito sanitario, garantire salute attraverso le nuove opportunità di trattamento assicura crescita sociale e sviluppo economico per il Paese. Il cancro rappresenta la seconda causa di morte a livello globale, ma prevenzione, screening e l’adozione di stili di vita sani possono ridurre fino al 40% il rischio di svilupparlo.

Tuttavia, ancora oggi anche con riguardo a screening e diagnosi precoce si ravvisano disparità di accesso.

La protonterapia è una radioterapia a minore impatto che attraverso irradiazioni più mirate riduce il rischio di sviluppare tumori secondari ed effetti collaterali. Anche su questo versante, l’Italia evidenzia una spaccatura, con il Sud che presenta maggiori criticità nell’accesso al trattamento.

«Questo intergruppo», ha sostenuto la sen. Minasi, «ha l’obiettivo di costituire un dibattito proficuo sui temi dell’oncologia e della lotta al tumore a 360°.

Vogliamo affrontare tutte le questioni legate al ruolo della ricerca e dell’innovazione rispetto alla disponibilità di nuovi farmaci, allo snellimento delle procedure per mettere a disposizione dei pazienti nel più breve tempo possibile, ma anche alle nuove molecole e ai risultati dell’innovazione tecnologica.

Uno degli obiettivi più importanti, poi, è invertire la rotta e far sì che non ci siano più disparità tra nord e sud nelle possibilità di cura e nella disponibilità di fondi adeguati contro le neoplasie».

Ruolo della radioterapia nei tumori pediatrici

Ad approfondire le caratteristiche della radioterapia ai protoni e la sua possibile applicazione in ambito oncologico pediatrico è stato il prof. Roberto Orecchia, già professore ordinario di Radioterapia presso l’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, il quale ha ricordato che nel mondo i tumori pediatrici sono oltre 300 mila l’anno. A livello italiano, si tratta di circa 1.400 casi nel target 0-14 anni e 800 in quello 15-19 anni.

La radioterapia rappresenta un’importate opportunità terapeutica per questi target, in particolare per i tumori solidi, spesso abbinata ad altri trattamenti, con un tasso di cura prossimo all’80%. L’elevata sopravvivenza si associa tuttavia al rischio di eventi avversi tardivi, con la comparsa di deficit e condizioni croniche nel 62% dei casi, di cui il 30% di grado severo. Altra problematica sono i tumori radio-indotti e i danni somatici.

Vantaggi della protonterapia

La protonterapia rispetto alla radioterapia, consentendo di ridurre l’irradiazione ai tessuti sani, riduce gli effetti collaterali, favorendo peraltro una più rapida ripresa del paziente. I vantaggi maggiori si possono raggiungere in tumori localizzati in sedi critiche.

Altresì, i tumori poco responsivi alla radioterapia convenzionale possono essere trattati con la protonterapia che, tra l’altro, presenta una più bassa tossicità anche in associazione alla chemioterapia.

Domanda insoddisfatta per lo scarso numero di centri

Il problema risiede nella scarsità di centri: complessivamente 135 a livello globale con una forte disomogeneità nella distribuzione, cui si associano 60 centri in costruzione.

Ne consegue che meno dell’1% dei pazienti trattati con radioterapia riceve la protonterapia.

A livello pediatrico esistono diversi network a livello globale. Negli Usa oltre il 50% dei tumori pediatrici solidi viene trattato con protonterapia. Nella maggior parte dei Paesi europei, la stessa viene considerato lo standard of care per i tumori dell’infanzia. 

In Italia è entrata nei LEA rispetto a 10 patologie oncologiche, diventando erogabile dal 1° gennaio 2024 a carico del SSN, con circa 7 mila nuovi casi l’anno. Tuttavia, esistono solo 3 centri in Italia, ovvero un centro pubblico a Trento, il CNAO di Pavia e dallo scorso gennaio, quello dello IEO. Per coprire il bisogno effettivo servirebbero almeno 10-12 centri è stato ricordato.

Nuove modalità di accelerazione e integrazione con IA

Al momento si stanno studiando nuove modalità di accelerazione e sistemi più compatti dal momento che uno dei principali ostacoli risiede nei costi elevati delle apparecchiature e delle infrastrutture, ha ricordato Lidia Strigari, professoressa e direttrice di Fisica Sanitaria all’Irccs Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna.

La sfida dei sistemi innovativi risiede principalmente nel migliorare le cure riducendo i costi, sviluppare una nuova modalità con qualità del fascio migliorata e garantire una maggiore accessibilità ai pazienti oncologici.

Altresì, l’integrazione con modelli di IA consentirà di mettere a punto modelli predittivi della dose ma anche del possibile risultato del trattamento, offrendo così trattamenti sempre più efficaci e personalizzati frutto anche di nuove combinazioni.

Progetto ERHA, fiore all’occhiello del made in Italy

Un gruppo altamente specializzato di ingegneri, fisici e tecnici ha lavorato su ERHA – Enhanced Radiotherapy with HAdrons, un rivoluzionario sistema di protonterapia basato su un acceleratore lineare di protoni (p-Linac) per il trattamento dei tumori.

«Si tratta di un progetto made in Italy di un’apparecchiatura altamente specializzata che permette di effettuare un trattamento innovativo ed è l’unica macchina che risulta capace di modulare l’energia, mantenendo contenute le dimensioni della zona bersaglio da trattare, risultando così estremamente precisa» ha sottolineato la dott.ssa Sara Rossi, dirigente MUR – Autorità di Gestione del PON Ricerca e Innovazione 2014-2020.
Il prototipo è frutto di anni di ricerca, un periodo in cui sono stati finanziati circa 80 progetti, i più importanti dei quali raccolti sul portale Researchitaly.