Polifarmacia: quanto sono informati i farmacisti ospedalieri?

La popolazione mondiale è sempre più longeva, ma ciò non significa che sia in salute. Nella maggior parte dei casi si invecchia anche grazie all’assunzione di farmaci che tengono sotto controllo una o più patologie croniche, come malattie cardiovascolari, diabete, patologie renali e così via. Un anziano può arrivare ad assumere più di cinque farmaci al giorno, soglia oltre la quale si parla di politerapia.

Soprattutto nell’anziano la politerapia può determinare effetti collaterali importanti, legati a possibili interazioni tra i diversi principi attivi ma anche alla fatica di dover rielaborare gli stessi attivi a livello del fegato per poi eliminarli attraverso i reni. In un organismo fragile, questo lavoro di pulizia comporta fatica e rischia di compromettere la funzionalità degli organi.

Per questo negli ultimi anni al concetto di politerapia si contrappone quello di less is more, che chiede di valutare attentamente il piano terapeutico complessivo del paziente per tenere solo i farmaci strettamente necessari. Un lavoro che spetta al medico di base a livello territoriale e, in ambito ospedaliero, al team di specialisti, anche se sempre più spesso si vede il coinvolgimento del farmacista clinico.

Un recente studio cinese, pubblicato su Science Reports, offre una panoramica sulla conoscenza dei farmacisti ospedalieri rispetto alla politerapia. Più nel dettaglio, il team di lavoro ha interpellato in un’indagine online 374 operatori sanitari, tra medici (92) e farmacisti ospedalieri (282), afferenti a strutture ospedaliere di 20 province cinesi.

Il questionario utilizzato è stato realizzato appositamente per lo studio e si compone di 45 elementi divisi in quattro dimensioni: aspetti demografici (13); conoscenza (18); attitudine (7); pratica (7). I risultati ottenuti sono stati quindi elaborati statisticamente. Vediamo quali sono i principali risultati ottenuti.

I risultati dello studio

Sebbene lo studio presentato abbia un chiaro carattere locale, è interessante osservarne gli esiti, anche perché gli autori hanno messo in evidenza le correlazioni tra le diverse risposte, consentendo quindi di individuare azioni pratiche che permettono di aumentare la consapevolezza dei farmacisti ospedalieri rispetto alla polifarmacia. Iniziamo con il vedere la condizione media dei professionisti coinvolti.

Se si considera l’aspetto “conoscenza”, il risultato medio raggiunto è compreso tra 10.6 e 14.7, rispetto a un punteggio massimo di 18; per quanto riguarda l’aspetto “attitudine”, la media è compresa tra 26,39 e 31,75, con un punteggio massimo di 35; da ultimo, l’aspetto pratica ha ottenuto un punteggio medio tra 20,6 e 31,72, dove il massimo è 35.

Lo studio ha inoltre evidenziato che il farmacista ospedaliero ha spesso una conoscenza adeguata della polifarmacia, meglio ancora se opera in un ospedale di terzo livello, dove vede probabilmente un maggior numero di casi e la complessità è anche più alta. Da ultimo, gli autori osservano che la capacità di trasformare la conoscenza e l’attitudine in pratica quotidiana presenta correlazioni positive con il livello di formazione, il titolo di professionista senior, e lo score di conoscenza.

Lo studio: Hu, X., Liu, R., Tang, L. et al. Physicians and hospital pharmacists’ knowledge, attitudes, and practices towards polypharmacy in older patients with chronic diseases. Sci Rep 14, 29885 (2024). https://doi.org/10.1038/s41598-024-80989-9

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