Fenomeni atmosferici sempre più violenti e ravvicinati sottolineano l’urgenza di una maggiore attenzione e interventi concreti a tutela dell’ambiente. La questione è trasversale e impatta in vari modi su quasi tutti i settori. Ne consegue che qualsiasi strategia, per essere efficace, deve essere multidisciplinare. In ambito sanitario, il problema si è posto in anni recenti. Se da un lato si guarda alla progettazione di nuove strutture ospedaliere green ed eco-sostenibili, dall’altra si rivela necessario intervenire su organizzazione e processi. Approfondiamo qui l’impatto ambientale dei gas medicali di ambito anestesiologico.
Estati sempre più lunghe e afose e inverni sempre più brevi evidenziano in modo sempre più palese le conseguenze del cambiamento climatico causato dall’impatto di gas climalteranti nell’ambiente. Negli ultimi anni, inoltre, fenomeni atmosferici sempre più violenti e ravvicinati sottolineano l’urgenza di interventi concreti finalizzati a invertire la rotta. Tuttavia, pensando alle questioni ambientali – che coinvolgono ad ampio spettro quasi tutti i settori, richiedendo un approccio multidisciplinare e integrato – raramente ci si focalizza sull’ambito sanitario.L’industria sanitaria è invece particolarmente impattante sotto molteplici punti di vista. Pertanto, mentre a livello progettuale si guarda a ospedali green ed ecosostenibili, appare al contempo urgente ripensare organizzazione e processi. In particolare, in ambito anestesiologico, alcuni gas medicali determinano un impatto ambientale molto importante. Il tema è stato oggetto di una relazione presentata da Daniele Sances, medico anestesista e rianimatore presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e professore presso l’Università degli Studi di Milano, in occasione dell’edizione 2024 del congresso SIFO. Lo approfondiamo nella nostra intervista qui riportata.

L’impatto ambientale del comparto sanitario
«Pensando alle questioni ambientali raramente si focalizza l’attenzione sull’ambito sanitario anche se, da questo punto di vista, l’industria sanitaria è sicuramente una delle più impattanti. I primi studi condotti negli Stati Uniti negli anni 2017-2018 sostenevano che l’impatto ambientale del comparto sanitario corrispondeva all’8-10% di tutte le emissioni di gas serra», ha spiegato il prof. Sances. «La questione è poi rimasta lettera morta anche perché la maggior parte degli amministratori e dei medici riteneva che tutto questo fosse attribuibile ai consumi energetici che ogni ospedale chiaramente ha e che sono sicuramente importantissimi in termini di impatto ambientale. Solo successivamente – all’interno delle varie emissioni – è emerso il ruolo dei gas medicali, i quali, almeno inizialmente, non venivano presi in esame in favore di emissioni di metano, di energia elettrica, piuttosto che di quelle dei generatori a gasolio. Tuttavia, quando si è iniziato a considerare anche il ruolo dei gas medicali, è emerso il loro impatto non esattamente residuale». Alcuni gas anestetici utilizzati da diversi decenni sono derivati dai fluorurati che, nel 1800, venivano utilizzati per refrigerare, sostanzialmente per fare il ghiaccio. Poi si è scoperto che questi gas avevano proprietà anestetiche e, in particolare alcuni, un’attività ipnotica e analgesica. Di conseguenza, questi gas sono andati a sostituire i primi vapori utilizzati in ambito medico che erano l’etere e il cloroformio. Per decenni sono stati ampiamente utilizzati in ambito anestetico fino a che, circa 30 anni fa, si sono fatti strada gli anestetici ipnotici e analgesici endovenosi, che rappresentano un’alternativa molto utilizzata in parallelo alla prima.
I fluorurati tra i principali green house gases
Nel 1997, il protocollo di Kyoto – il primo accordo internazionale che contiene gli impegni dei Paesi industrializzati a ridurre le emissioni di alcuni gas ad effetto serra, responsabili del riscaldamento del pianeta – identificò tra i gas serra più impattanti anche i fluorurati, decidendo di bandire i principali. «Quelli utilizzati per i frigoriferi, per l’effetto raffreddante, e quelli impiegati negli aerei, vennero banditi, così che sia i frigoriferi che gli aeroplani furono costretti a cambiare sostanza. Venne mantenuto l’utilizzo di quelli finalizzati all’attività medicale, sia per la loro importanza, sia perché si riteneva che il loro impatto ambientale fosse meno incisivo e più residuale», ha spiegato Sances. «Tuttavia, con il tempo si scoprì che il loro impatto non era così residuale: in particolare l’ultimo arrivato tra questi gas alogenati, il desflurano, ha una capacità di effetto serra di 20 volte superiore rispetto al gas più utilizzato che è il sevoflurano».
Prime iniziative per la messa al bando del desflurano
Per quanto sia stato compreso l’impatto enorme del desflurano sull’ambiente, tralasciando le possibili problematiche relative all’esposizione occupazionale del personale di sala operatoria, lo stesso continua a essere utilizzato, anche in presenza di gas sostitutivi meno impattanti, e questo in particolare perché sia la scoperta che l’informazione sono particolarmente recenti.
«Negli ultimi 4-5 anni hanno iniziato a muoversi le istituzioni, in particolare nel mondo anglosassone, prima con degli alert – cercando di far conoscere la problematica – e quindi con vere e proprie direttive legali. La Scozia lo ha abolito completamente, seguita poi dal Galles e quindi dall’Inghilterra. Nella stessa direzione stanno andando Australia, Nuova Zelanda e la maggior parte dei paesi anglosassoni e per ora alcuni singoli ospedali in USA e Canada», ha chiarito il prof. Sances.
Per quanto riguarda l’Europa, la Commissione Europea ha stabilito che il desflurano venga bandito dal 1° gennaio 2026.
«Il punto è che l’informazione non è stata veicolata tanto che molti ancora la ignorano. Ne consegue che la European Society of Anaesthesiology and Intensive Care – ESAIC, ha iniziato a diffondere questa notizia chiedendo che venissero trovate alternative per prepararsi alla normativa che entrerà in vigore nel 2026 ma di cui ancora si parla poco».
L’iniziativa dello IEO
«Prendendo spunto da questa decisione, all’Istituto Europeo di Oncologia abbiamo deciso di anticipare i tempi e bandire il desflurano dal nostro ospedale. L’obiettivo è essere il primo ospedale in Italia ad eliminarlo totalmente – sulla scia di quanto fatto in altri contesti – anche perché si può surrogare in altri modi», ha sostenuto il prof. Sances.
Rispetto ad alternative meno dannose dal punto di vista ambientale, il desflurano è persino più costoso. Ne consegue che lo switch con altri prodotti determinerà anche un alleggerimento economico interessante.