Lebrikizumab rimborsabile per dermatite atopica

Lebrikizumab, anticorpo monoclonale indicato per il trattamento della dermatite atopica da moderata a severa negli adulti e negli adolescenti, ha ottenuto la rimborsabilità in Italia.

L’incidenza della dermatite atopica è in continuo aumento nel mondo, in Europa interessa quasi il 5% della popolazione adulta e nel 30% dei casi si manifesta in forma da moderata a severa. Le stime per il 2026 prevedono più di 5 milioni di pazienti.
In Italia ne soffrono circa 4 milioni di persone adulte, di cui circa la metà in forma da moderata a severa.

“Lebrikizumab rappresenta un passo significativo per chi soffre di dermatite atopica, una patologia debilitante troppo spesso sottovalutata”, ha dichiarato Paolo Ferri, direttore medico di Almirall.

“La dermatite atopica, soprattutto nelle forme più gravi”, ha aggiunto il prof. Giuseppe Argenziano, presidente della Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse, “può limitare le attività quotidiane: quasi il 90% dei pazienti dichiara di vedere compromessa almeno in parte la propria capacità di affrontare la vita. Il 50% dei pazienti afferma di avere un prurito insopportabile che altera la qualità del sonno, sviluppando insonnia”.

Risultati, impatto farmaco-economico e sociale

Lebrikizumab si lega con elevata affinità all’interleuchina 13 (IL-13), neutralizzandola. La citochina IL-13 è una proteina che svolge un ruolo chiave nello sviluppo della dermatite atopica.
Nelle persone affette da questa patologia, l’IL-13 agisce come principale motore dell’infiammazione, che può portare irritazione cutanea, prurito intenso, lesioni e altri problemi legati alla pelle. L’IL-13 è sovraespressa e i suoi livelli sono correlati alla gravità e alla cronicità della malattia, il che significa che livelli più elevati sono correlati a una malattia più grave.

Lebrikizumab si distingue per il suo meccanismo d’azione mirato, legandosi con alta affinità all’IL-13 e inibendo selettivamente la sua segnalazione, per il controllo della malattia con un’efficacia e sicurezza a breve e lungo termine dimostrate fino a 3 anni e un dosaggio mensile di mantenimento per tutti i pazienti in grado di ridurre il numero delle somministrazioni.

“Già dopo due settimane di trattamento con lebrikizumab, i pazienti hanno ottenuto sollievo dal prurito e miglioramento delle lesioni cutanee”, ha dichiarato Giampiero Girolomoni, professore ordinario di Dermatologia all’Università di Verona. “E i risultati sono stati mantenuti nel tempo: oltre l’80% dei pazienti ha mantenuto il beneficio a un anno con una sola somministrazione al mese, mentre a tre anni più del 90% dei pazienti ha mantenuto la risposta clinica EASI 75 (eczema area and severity index) raggiunta”.

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