Ipofosfatasia: asfotase alfa rimborsata per il trattamento della malattia a esordio pediatrico e in forma severa

(immagine: Canva)

AstraZeneca, insieme ad Alexion, AstraZeneca Rare Disease, ha annunciato che l’Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato la rimborsabilità di asfotase alfa, terapia enzimatica sostitutiva a lungo termine indicata per il trattamento di pazienti affetti da ipofosfatasia a esordio pediatrico.  La rimborsabilità è prevista nel caso la malattia insorga entro i sei mesi di età o, in caso di un esordio pediatrico più tardivo (≥6 mesi di età), se si dovesse manifestare in forma severa.

La decisione dell’AIFA di autorizzare la rimborsabilità di asfotase alfa giunge in seguito all’approvazione da parte della Commissione Europea nel 2015, come prima terapia approvata nell’Unione Europea per il trattamento dei pazienti affetti da ipofosfatasia.

Il dott. Marco Pitea, Dipartimento di Pediatria Irccs Ospedale S. Raffaele, ha commentato: «l’ipofosfatasia nel bambino è una malattia con ripercussioni rilevanti per l’intero nucleo familiare.
Senza un trattamento, le famiglie già nei primi anni di vita possono affrontare problematiche legate allo sviluppo, alla crescita armonica e alla mobilità. Nel neonato possono presentarsi sintomi anche gravi con rischio di mortalità e morbilità elevato.

Nel bambino ci possono essere complicanze severe come deformità ossee marcate, ritardo nelle tappe di sviluppo motorio e aumentato rischio di craniostenosi con possibili conseguenze neurologiche. La rimborsabilità di asfotase alfa rappresenta un importante passo avanti per i pazienti e le loro famiglie e dà a noi medici la possibilità di offrire un trattamento efficace e sicuro a una più ampia popolazione di pazienti».

L’approvazione della rimborsabilità di asfotase alfa si è basata sui dati clinici di quattro studi prospettici pivotali e delle loro estensioni, comprendenti 109 pazienti con ipofosfatasia ad insorgenza pediatrica (dall’età neonatale fino ai 65 anni di età).

I risultati degli studi hanno dimostrato che i pazienti pediatrici, trattati con asfotase alfa, hanno ottenuto miglioramenti rapidi e duraturi nella mineralizzazione scheletrica, misurati dalle scale RGI-C e RSS.

Nei pazienti adulti e pediatrici che hanno partecipato agli studi sono stati anche osservati miglioramenti in termini di dolore, disabilità, forza, agilità e mobilità a partire da 6 mesi di terapia, e continuativi nel corso degli anni.

La convalida di asfotase alfa negli Stati Uniti e in Europa è giunta analizzando i dati provenienti da quattro studi clinici pivotali e da studi di estensione di supporto che hanno preso in considerazione pazienti con ipofosfatasia le cui prime manifestazioni sono sorte in età pediatrica, trattati con asfotase alfa per un periodo massimo di 7 anni.

Nei pazienti di età compresa tra 1 giorno e 5 anni, il trattamento con asfotase alfa ha determinato un significativo beneficio in termini di sopravvivenza rispetto ai pazienti di un controllo storico con caratteristiche cliniche simili. Alla settimana 48, la stima di Kaplan-Meier della sopravvivenza globale a 1 anno è stata del 97% per i pazienti trattati (n=68) rispetto al 42% dei pazienti di controllo storico (n=48).

I risultati dello studio hanno anche dimostrato miglioramenti sostanziali nelle manifestazioni scheletriche dell’ipofosfatasia, come valutato dalla scala RGI-C, e miglioramenti nell’altezza e nel peso, come misurato dai punteggi z, nei pazienti trattati con asfotase alfa.

Nei pazienti di età compresa tra i 6 e i 12 anni, il trattamento con asfotase alfa ha determinato miglioramenti significativi nelle manifestazioni scheletriche dell’ipofosfatasia a distanza di 24 settimane, come misurato dalla RGI-C, rispetto ai controlli storici.

È importante notare che al mese 54, il 100% dei pazienti trattati con asfotase alfa erano rispondenti al trattamento (n=8), come misurato dalla sostanziale guarigione ossea, rispetto al 6% dei pazienti del gruppo di controllo storico (n=32) all’ultima valutazione.

Inoltre, i pazienti trattati con asfotase alfa hanno registrato miglioramenti nell’altezza e nel peso, misurati mediante z-scores, rispetto ai controlli storici non trattati, nonché miglioramenti nell’andatura e nella mobilità. 

Dopo 4 anni di trattamento, il 100% dei pazienti valutati (n=10) ha raggiunto il test del cammino (6MWT) entro il range di normalità per i coetanei abbinati per età, sesso e altezza, mentre nessun paziente rientrava nel range di normalità al basale.

I dati di utilizzo real life raccolti nel Registro Global dell’ipofosfatasia hanno dimostrato che in circa 200 pazienti adulti (≥18 anni), asfotase alfa, ha migliorato la mobilità funzionale, il dolore e la qualità della vita, con risultati osservati già a partire da 3 mesi dopo l’inizio del trattamento e mantenuti per un periodo fino a 3 anni. 

Gli eventi avversi più comunemente riportati negli studi clinici sono stati le reazioni al sito di iniezione. Altre reazioni avverse comuni sono state la lipodistrofia, le calcificazioni ectopiche e le reazioni di ipersensibilità.

«Oggi è un momento decisivo per la comunità dell’HPP, che dispone per la prima volta di una terapia approvata e rimborsata», ha affermato Luisa Nico, presidente dell’Associazione Pazienti Ipofosfatasia, «l’ipofosfatasia è una malattia con un impatto devastante sulla qualità della vita e il nostro impegno sarà ancora maggiore per aumentare la conoscenza di questa patologia rara, e per ottenere una diagnosi precoce e più tempestiva ora che abbiamo a disposizione un trattamento efficace».

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