L’insufficienza cardiaca è una delle patologie più diffuse al mondo, con oltre 40 milioni di pazienti, nonché la prima causa di ospedalizzazione. In Italia si parla di circa un milione di pazienti. In quanto patologia cronica, una buona gestione territoriale può migliorare gli outcome dei pazienti e, soprattutto, garantire la stabilizzazione della patologia, riducendo gli eventi di riacutizzazione e i ricoveri conseguenti. Queste azioni potrebbero migliorare, da una parte, la vita dei pazienti e, dall’altra, consentire di risparmiare risorse destinate ai sistemi sanitari nazionali.
Un recente studio giapponese, pubblicato su Journal of Pharmaceutical Health Care and Sciences, spiega come poter migliorare la gestione territoriale della patologia. La ricerca presenta un protocollo di collaborazione tra il farmacista ospedaliero e quello di comunità che potrebbe ridurre le riospedalizzazioni.
Il protocollo di collaborazione
Tra le ragioni principali di riacutizzazione dell’insufficienza cardiaca vi è un uso errato dei farmaci prescritti. Per questo il tipo di intervento proposto prevede l’azione dei farmacisti.
Il protocollo sviluppato prevede, un ruolo attivo del farmacista di comunità, opportunamente formato, che segue il paziente nel tempo, a cadenza regolare di un paio di settimane con visita in presenza, o telefonicamente.
In ogni caso, il sintomo cui porre attenzione è l’aumento di peso nell’arco di una settimana. Se l’incremento di peso è superiore ai 4 kg il paziente deve essere indirizzato verso l’ospedale di riferimento per ulteriori approfondimenti. Nel caso in cui l’aumento di peso fosse compreso tra i 2kg e i 4 kg, il farmacista dovrebbe prescrivere l’assunzione per 4 giorni di 4 mg di torasemide, a seguito della terapia dovrebbe poi effettuare una nuova valutazione. Lo stesso trattamento andrebbe applicato anche se il peso è salito solo di 1 kg ma sono evidenti segni di uno dei sintomi tipici dell’insufficienza cardiaca, ovvero: edema agli arti inferiori al risveglio, fiato corto, ortopnea, anoressia, o se il farmacista di comunità valuta che il paziente sia in fase di riacutizzazione.
Inoltre, viene indicato come il farmacista debba essere istruito su come educare i pazienti all’automonitoraggio dei sintomi.
Sperimentazione clinica
L’efficacia dell’applicazione di questo protocollo è stata verificata con uno studio clinico, condotto con la partecipazione di 68 pazienti con insufficienza cardiaca.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi: il primo seguito da un farmacista di comunità, mentre il secondo no.
Gli endpoint presi in considerazione dagli autori sono: la riammissione ospedaliera seguita poi da un insieme di riammissione; morte per tutte le cause; ospedalizzazione e dialisi dovute a disidratazione o disfunzione renale.
I dati sono stati elaborati statisticamente, mostrando che i pazienti seguiti sul territorio hanno sviluppato una possibilità significativamente inferiore di essere riammessi in ospedale a causa di insufficienza cardiaca entro 360 giorni dalle dimissioni.
In conclusione, è stato dimostrata l’efficacia del protocollo.
Studio: Terashima J, Kambara T, Hori E, Fukatsu M, Ichiki Y, Oki E, Koketsu R, Taguchi R, Mii S, Hiro R, Sakaguchi T, Osanai H, Tachi T, Suzuki T. The impact of a heart failure management protocol based on a hospital-community pharmacist collaboration. J Pharm Health Care Sci. 2025 Mar 12;11(1):19. doi: 10.1186/s40780-025-00426-5. PMID: 40075535; PMCID: PMC11905601.