Una revisione condotta in Polonia ha inteso caratterizzare l’idrosadenite suppurativa, in particolare nelle pazienti di sesso femminile, e di evidenziare gli aspetti ginecologici della malattia.
L’idrosadenite suppurativa è caratterizzata da noduli dolorosi ricorrenti, ascessi e tratti sinusali drenanti, principalmente nelle aree intertriginose. Nelle donne, il seno, le ascelle e la regione genito-femorale sono le sedi più tipiche delle lesioni.
La prevalenza della patologia varia a livello globale e va dallo 0,00033% al 4,1%. Studi recenti hanno riportato una prevalenza dello 0,7-1,2% nelle popolazioni statunitensi ed europee, anche se in Polonia è rara, con un tasso di appena lo 0,001%.
Le donne affette superano i maschi in un rapporto di 3:1 nelle popolazioni caucasiche, e la malattia si manifesta più comunemente nella terza e quarta decade di vita. Purtroppo, il tempo medio che intercorre tra l’insorgenza della malattia e la diagnosi è di 7-10 anni.
Impatto sulla qualità di vita e comorbidità associate
La patologia ha un impatto significativo sulla qualità della vita, causando nei pazienti stigma sociale, scarsa salute mentale e tassi di suicidio più elevati rispetto alla popolazione generale.
L’acne inversa è associata a una serie di comorbilità, tra cui la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), la sindrome metabolica, il diabete mellito di tipo 2, i disturbi mentali come la depressione, le malattie immunomediate come la malattia infiammatoria intestinale (IBD), le spondiloartropatie, la psoriasi, l’alopecia areata e le disfunzioni tiroidee.
Nei pazienti con idrosadenite, il diabete mellito spicca come la comorbidità endocrina più diffusa tanto che coloro che hanno una patologia con classificazione Hurley III (scala che classifica in maniera crescente gli stadi di malattia, da 1 a 3) presentano una suscettibilità al suo sviluppo di 5,3 volte superiore ai soggetti classificati come Hurley I o II.
Al contempo, sembra che il trattamento del diabete mellito possa anche portare a un miglioramento dei sintomi dell’idrosadenite, in particolare in alcuni pazienti.
L’associazione tra idrosadenite suppurativa e cancro è tuttora oggetto di dibattito: il carcinoma a cellule squamose (SCC) è il tipo principale di cancro della pelle riportato in relazione all’idrosadenite suppurativa.
Trattamenti e importanza di un approccio interdisciplinare
Sono disponibili diversi trattamenti per l’idrosadenite suppurativa, tra cui trattamenti topici, antibiotici sistemici, ormoni, terapie biologiche e chirurgia. Tuttavia, la terapia conservativa è spesso inefficace e la chirurgia è associata ad una maggiore efficacia.
Essendo sottodiagnosticata e sottotrattata, l’idrosadenite suppurativa richiede un approccio gestionale interdisciplinare per ottenere risultati ottimali, considerando le comorbidità associate.
Di conseguenza, deve essere considerata non solo come un disturbo dermatologico, ma anche come una malattia ginecologica e chirurgica.
L’obiettivo principale di una revisione condotta in Polonia e pubblicata su Life è stato quello di caratterizzare l’idrosadenite suppurativa, in particolare nelle pazienti di sesso femminile, ed evidenziare gli aspetti ginecologici della malattia. Il documento presenta quindi le terapie attuali per il trattamento delle pazienti affette da idrosadenite suppurativa soprattutto nell’area anogenitale.
La revisione
La ricerca in letteratura nei database PubMed e MedLine ha ricompreso studi pubblicati dal 2008 al 2023 in lingua inglese. L’analisi si è concentrata sulle caratteristiche generali della malattia e sui metodi di trattamento più recenti, con particolare attenzione alla localizzazione anogenitale dell’idrosadenite nelle donne.
La revisione si è concentrata su patogenesi, manifestazioni, comorbidità, interessamento delle aree anogenitali e trattamenti conservativi e chirurgici disponibili per l’idrosadenite suppurativa.
I risultati emersi
Le malattie cutanee si manifestano spesso nelle sedi anogenitali, con regolari segnalazioni in letteratura sugli aspetti ginecologici di malattie cutanee come psoriasi, acne e altre alterazioni cutanee, anche durante la gravidanza. Il presente lavoro ha inteso fornire un aggiornamento completo sull’epidemiologia, la patogenesi e le comorbidità dell’HS e di evidenziare i metodi di trattamento disponibili.
L’argomento trattato in questo articolo costituisce una nicchia, in quanto si tratta di un’area di ricerca non ancora sviluppata. La ricerca nel database PubMed utilizzando parole chiave relative all’idrosadenite in ginecologia ha restituito solo 38 record, il che dà l’impressione che questo grave problema clinico sia sottovalutato.
La maggior parte degli autori concorda sul fatto che l’idrosadenite è un disturbo debilitante caratterizzato da un’infiammazione cronica nelle aree intertriginose con una risposta spesso insoddisfacente al trattamento. Sulla base delle osservazioni condotte, il fenomeno peggiora ulteriormente per via della prognosi e della diagnosi tardiva.
Secondo alcuni studi, è importante cercare di comprendere i meccanismi patogenetici della malattia, il che renderebbe gli operatori sanitari e i pazienti più consapevoli dei rischi associati all’idrosadenite e consentirebbe l’introduzione di uno schema di trattamento appropriato.
Osservazioni conclusive
Le donne affette da idrosadenite dovrebbero ricevere cure olistiche e interdisciplinari che coinvolgano ginecologi, dermatologi, endocrinologi, radiologi e chirurghi. Inoltre, va sottolineato che solo queste azioni sinergiche consentono di ottenere i risultati più desiderabili.
Riconoscendo la necessità di un approccio globale alla gestione dell’idrosadenite suppurativa (HS), un gruppo di dermatologi italiani provenienti da importanti centri di cura italiani ha concepito l’idea di una struttura organizzata denominata HS Multidisciplinary Unit (HS-MU).
Questa unità è stata concepita per stabilire un modello strutturato che incorpori diversi professionisti sanitari in grado di collaborare nella gestione della patologia. È emerso un consenso sul fatto che il nucleo operativo HS-MU dovrebbe comprendere quattro esperti sanitari essenziali: un dermatologo, un chirurgo plastico (o un chirurgo), un radiologo (o un esperto di ultrasuoni) e un infermiere/specialista di cura delle ferite.
Inoltre, diversi specialisti dovrebbero contribuire ad affrontare le comorbidità associate. Gli obiettivi principali di questo modello sono l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse professionali, il miglioramento dei risultati clinici, il miglioramento della qualità di vita dei pazienti, la facilitazione dell’accesso del paziente agli specialisti e quindi la semplificazione del percorso del paziente attraverso il sistema sanitario.
Il trattamento farmacologico è limitato e può essere utilizzato solo nello stadio Hurley I, il che significa che è necessaria un’efficace collaborazione con i chirurghi. La chirurgia anogenitale nell’idrosadenite è il metodo da preferire nello stadio Hurley II/III, come confermato dalla letteratura.
Sulla base di questa analisi della letteratura, si può concludere che l’idrosadenite è spesso una malattia ginecologica e il trattamento chirurgico è il metodo più efficace, hanno concluso gli autori dello studio.
Lo studio: A. Nowak-Liduk, D. Kitala, G. Ochała-Gierek et al., Hidradenitis Suppurativa: An Interdisciplinary Problem in Dermatology, Gynecology, and Surgery-Pathogenesis, Comorbidities, and Current Treatments, Life (Basel). 2023 Sep 11;13(9):1895. doi: 10.3390/life13091895