Atezolizumab, presto disponibile in Italia la prima immunoterapia oncologica sottocute 

Riduzione dei tempi di somministrazione dell’80%, maggiore turnover di pazienti trattabili nell’arco della giornata, migliore assetto organizzativo, ottimizzazione delle risorse umane ed economiche, maggiore dedizione al paziente, risparmio per i servizi sanitari, indice di gradimento superiore da parte dei pazienti.

Sono solo alcuni dei benefici offerti da atezolizumab, la prima immunoterapia antitumorale anti-PD-L1, disponibile anche in formulazione sottocutanea, di prossimo arrivo in Italia (si stima nell’arco di alcune settimane), efficace nel trattamento di diverse tipologie di tumori, fra i principali le neoplasie del polmone, del fegato e della mammella.
L’anticorpo monoclonale atezolizumab in modalità sottocutanea ha ricevuto la rimborsabilità di AIFA con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dopo essere stato approvato a gennaio dall’EMA. Si affianca dunque alla tradizionale somministrazione per via endovenosa.

L’innovazione

Solo 7 minuti di media in infusione sottocutanea

rispetto ai 30-60 minuti della somministrazione per via endovenosa, approvata per le stesse indicazioni. È il primo importante vantaggio offerto da atezolizumab, anticorpo monoclonale umanizzatoIgG1, prodotto tramite tecnologia del DNA ricombinante, concepito per legarsi a una proteina chiamata ligando 1 di morte cellulare programmata (PD-L1), espressa sulle cellule tumorali e sulle cellule immunitarie infiltranti il tumore, in modo da bloccarne le interazioni con i recettori PD-1 e B7.1.

Inibendo PD-L1, atezolizumab può consentire l’attivazione dei linfociti T. Specificatamente, la formulazione sottocutanea combina l’anticorpo monoclonale atezolizumab a Enhanze, una tecnologia di somministrazione che si basa su una ialuronidasi umana ricombinante proprietaria PH20 (rHuPH20), un enzima che degrada a livello locale e in maniera temporanea l’acido ialuronico nello spazio sottocutaneo.

L’integrazione di atezolizumab con questa tecnologia consente la somministrazione per via sottocutanea, diversamente impossibile per via delle caratteristiche stesse dell’anticorpo monoclonale.

Efficacia nei tumori polmonari

La molecola ha dimostrato outcome positivi nella gestione di pazienti con varie forme di carcinoma polmonare.

«Nell’ambito del tumore al polmone», spiega Filippo de Marinis, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Toracica) e direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Irccs Istituto Europeo di Oncologia di Milano, «atezolizumab è utilizzato nell’immunoterapia di prima linea del carcinoma a piccole cellule (SCLC) in fase avanzata insieme alla chemioterapia, nell’immunoterapia singola di prima linea per pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) e iper-espressione del PD-L1, nella terapia di seconda linea per pazienti NSCLC dopo precedente chemioterapia a base di platino e nella terapia adiuvante dopo chirurgia nei pazienti NSCLC, sempre con iper-espressione del PDL1.

La rapida modalità di somministrazione SC crea un sensibile vantaggio in termini di semplificazione sia per il paziente che per la struttura sanitaria, garantendo maggiore efficienza e sostenibilità gestionale, ovvero maggiormente compatibile con le dinamiche del day hospital a parità di efficacia e sicurezza, come dimostrano gli studi IMscin001 e IMscin002 che invece attesta una forte preferenza dei pazienti e degli operatori sanitari verso questa nuova formulazione».

Efficaci nell’epatocarcinoma

«Per i pazienti con epatocarcinoma negli stadi più avanzati di malattia l’arrivo di una innovativa terapia negli ultimi anni», aggiunge Massimo Iavarone, professore associato di Gastroenterologia dell’Università degli Studi di Milano, «ha rivoluzionato il loro trattamento con risultati fino a pochi anni fa impensabili in termini di risposta alla terapia e tollerabilità, sebbene via sia il limite del fattore tempo della terapia combinata, piuttosto lungo.

Pertanto, la formulazione sottocutanea rappresenta un cambiamento per la qualità di vita dei pazienti che vedono una riduzione del tempo di cura, permettendo quindi di trattare di più persone, circa del 50%, in una sola giornata. Beneficio che è percepito soprattutto da pazienti in trattamento combinato: poter effettuare una sola somministrazione endovenosa ed una sottocutanea può rappresentare un miglioramento, in termini di minore invasività e maggiore tollerabilità».

Benefici per la relazione medico-personale sanitario-paziente

«Richiedendo pochi minuti, la somministrazione sottocutanea permette all’infermiere di concentrarsi interamente sul paziente», precisa Gianluca Falcone, infermiere della SSD Oncologia Medica dell’AOU Policlinico Vanvitelli di Napoli, «favorendo ascolto, dialogo e un rapporto più umano.

Il trattamento può essere, inoltre, dispensato in spazi più riservati rispetto alle tradizionali poltrone infusionali e questo rende l’esperienza meno stressante e più confortevole. L’organizzazione all’interno dei Day Hospital diventa più snella ed efficiente, con ulteriori benefici anche per caregiver e familiari».

Gli studi condotti

L’approvazione di atezolizumab sottocutanea si basa sui dati degli studi globali: IMscin001, studio di fase Ib/III, globale, multicentrico e randomizzato che ha coinvolto 371 pazienti con carcinoma polmonare NSCLC localmente avanzato o metastatico, che ha valutato e confermato sicurezza ed efficacia di atezolizumab SC rispetto ad atezolizumab EV, dopo una precedente terapia a base di platino.

Inoltre, ha dimostrato che il 90% degli operatori sanitari ha ritenuto la formulazione SC facile da somministrare, rilevando nel 75% anche un potenziale risparmio di tempo nell’organizzazione sanitaria rispetto alla formulazione EV.IMscin002, studio globale di fase II di crossover che ha valutato la preferenza tra la formulazione SC e EV in 179 pazienti con NSCLC (carcinoma polmonare non a piccole cellule) resecato in stadio II-IIIB (precoce e locoregionale) PD-L1-positivo che hanno completato la chemioterapia adiuvante a base di platino senza evidenza di recidiva della malattia e pazienti con NSCLC in stadio IV caratterizzati da un’elevata espressione di PD-L1 non trattati precedentemente per la malattia metastatica, ha evidenziato un indice di gradimento superiore per l’iniezione sottocutanea.

«I pazienti hanno trovato la modalità sottocutanea  (71%) più confortevole e meno invasiva», ha commentato Federico Cappuzzo, direttore di Oncologia Medica 2 presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, «traendo maggior vantaggio da un trattamento più rapido e meno impegnativo».

La qualità della vita

È sensibilmente migliorata non solo in ambito strettamente terapeutico: un aspetto di grande valore nella prospettiva del paziente.

«La qualità di vita», conclude Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, «è di centrale rilevanza per la cura dei malati oncologici. Lo ha chiaramente sancito nel 2021 la Commissione EU, lanciando la Mission on Cancer che si basa su tre pilastri: prevenire tutto il prevenibile, ottimizzare diagnostica e trattamenti, migliorare la qualità della vita, al fine di assicurare alle persone guarite dal cancro il ritorno all’attività produttiva, quindi il reintegro nel mondo del lavoro.

I malati di cancro si aspettano, al più presto, dalla ricerca farmacologica più farmaci innovativi, una riduzione degli effetti collaterali ed anche una semplificazione delle modalità della somministrazione. La recente approvazione di atezolizumab rappresenta un passo avanti in questa direzione».