Ulcere degli arti inferiori trattati con medicina rigenerativa all’Irccs Neuromed

L’Irccs Neuromed propone la cura delle ulcere degli arti inferiori con tessuti rigenerati a partire da cellule del paziente stesso. Un approccio di medicina rigenerativa che permette di curare pazienti senza altre opzioni.

Quando in salute, il corpo umano è in grado di guarire una lesione cutanea in completa autonomia. Il processo richiede, però, che la zona ferita venga raggiunta dal sangue, che porta con sé le piastrine e il materiale e il nutrimento necessario per la rigenerazione del tessuto: se la circolazione periferica è disfunzionale, il meccanismo autorigenerativo potrebbe bloccarsi o diventare inefficiente, non riuscendo più a guarire le lesioni, che si trasformano in vere e proprie ulcere cutanee.

È proprio questa carenza di apporto di sangue alla periferia che determina, per esempio, lo sviluppo del piede diabetico nei pazienti diabetici con vasculopatia periferica, così come delle piaghe da decubito.

Conoscere a fondo un processo fisiopatologico consente spesso di ipotizzare anche strategie di cura: è quanto successo presso l’Irccs Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, dove le ulcere degli arti inferiori possono essere curate con un approccio di medicina rigenerativa.

Rivascolarizzare l’arto con un concentrato di cellule mononucleate del sangue

La letteratura conferma che la medicina rigenerativa può favorire la ristrutturazione della rete venosa periferica in soggetti colpiti da ischemia dell’arto, usando in particolare le capacità neo-angiogenetiche e neo-arterogenetiche delle cellule mononucleate del sangue periferico. Queste cellule riescono quindi a favorire la nascita di nuovi vasi e l’aumento del calibro dei vasi già esistenti, ripristinando la circolazione periferica.

In Neuromed si usa questo principio. L’équipe della Chirurgia Vascolare ed Endovascolare II dell’istituto estrae le cellule mononucleate dal sangue periferico del paziente tramite un processo di filtrazione chiamato Monocell. Il concentrato così ottenuto viene infiltrato lungo l’arto ischemico; poi occorre attendere che il processo rigenerativo abbia corso. Una volta ripristinata la circolazione dell’arto inferiore, il sangue irrora le ulcere, favorendo la loro guarigione.

Spiega Enrico Cappello, responsabile dell’Unità coinvolta: “il paziente diventa una specie di cell factory perché riusciamo a indurre, sulla lesione, la produzione delle cellule necessarie per la riparazione tissutale.
Non si tratta solo di creare una cicatrice, cioè un tappo davanti a un buco, per fare una semplice analogia: significa rigenerare la funzione della pelle al livello della lesione ulcerativa.
La pelle è, infatti, un tessuto molto complesso che ha molte funzioni, basti pensare all’ossigenazione dei tessuti oppure alla gestione dell’impatto termico e all’elasticità”.

Questa tecnica si affianca alle strategie di rivascolarizzazione più convenzionali, aumentando la scelta del clinico rispetto al percorso terapeutico da utilizzare e consentendo una maggior personalizzazione delle cure.

Ci sono pazienti che non rispondono alle tecniche convenzionali che rischierebbero l’amputazione senza l’opzione di medicina rigenerativa. Presso l’istituto marchigiano sono in fase di studio altre possibili applicazioni di medicina rigenerativa alla cute.