La spesa farmaceutica in costante crescita, a fronte di limitate risorse economiche disponibili, la carenza di vocazioni e la sensibile diminuzione di giovani laureati, la richiesta di competenze e figure professionali nuove, l’ingresso di tecnologie innovative, dai device ai dispositivi medici, la formazione e un riconoscimento formativo ed economico migliore. Sono alcune delle criticità che farmacisti, farmacisti ospedalieri e la professione in generale, sono chiamati ad affrontare e a dover gestire anche in una logica di sostenibilità per il sistema e il settore da qui e nel prossimo futuro, emerse nel corso del Congresso “Kairos 2025. Change as an opportunity: i nuovi modelli di governo della farmacia ospedaliera per orientare il cambiamento in sanità” (Milano, 1-2 Aprile), realizzato in collaborazione con SIFO e Crems (Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità).
Risorse umane in diminuzione. Il calo delle vocazioni, ovvero la minor disponibilità di farmacisti e di nuove leve sul territorio – le stime parlano di circa 4 mila iscritti alla facoltà che non raggiungono la laurea – in un quadro speculare o molto simile a quello che si sta verificando in ambito di Medicina Generale, ha richiesto la messa a punto di alcune strategie mirate. Ad esempio FOFI ha istituito un Help Desk, una Task Force formata da professori, farmacisti territoriali e presidenti degli Ordini, da giovani di Fenagifar e da altre rappresentanze, per aiutare gli iscritti alla facoltà di Farmacia a superare le criticità e a portare a termine con successo il percorso accademico-universitario. Ciò con l’auspicio di favorire un rinnovamento e un ricambio generazionale dei farmacisti.
Intelligenza Artificiale
Si stima che nell’attuale e prossimo futuro la digitalizzazione, e soprattutto strumenti di intelligenza artificiale, possano favorire, alleggerire, ottimizzare il lavoro dei farmacisti e dei farmacisti ospedalieri e, a tal fine, si stanno mettendo a punto nuovi strumenti. Come un progetto di due fasi, pensato e promosso da FOFI: in primis un tool, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, che consentirà di gestire e far dialogare le varie segreterie provinciali su questioni all’ordine del giorno ottenendo così una risposta omogenea da e su tutto il territorio, poi trasferita agli ordini nazionali. Mentre in una seconda fase del progetto si realizzerà un tool di intelligenza artificiale pensato e ritagliato a misura del professionista – farmacisti, farmacisti preparatori, farmacisti-ospedalieri, farmacisti territoriali – per facilitarli nel disbrigo e nella gestione di mansioni di attività di routine, fra queste le ricette DEM (dematerializzate) e il Fascicolo Sanitario Elettronico, e/o legate a nuovi servizi, nuove tecnologie e alle necessità di sviluppi futuri che attendono la categoria.
La spesa farmaceutica
È in costante crescita e un impatto rilevante è associato alla voce di spesa della farmacia ospedaliera. Gli ultimi dati AIFA riferiscono ad esempio a ottobre 2024, un ammonto a quasi 20 miliardi di euro, a fronte dei 22 miliardi complessivi del 2023, con previsione di chiusura a 24 miliardi, di cui una forte componente è legata agli acquisti diretti stimati a fine 2024 a 16-17 miliardi circa, pari a una crescita doppia in un decennio.
In questo contesto critico, preme l’innovazione, alle porte anche per la farmacia ospedaliera, con l’ingresso ad esempio delle nuove molecole, nuove tecnologie, device (DM) e terapie Digitali (DTx). Occorre dunque trovare un equilibrio, non facile, tra innovazione e sostenibilità in cui conciliare le risorse delle casse regionali che devono essere comunque in grado di garantire cure importanti (ed in tutte le regioni si sta osservando uno sforamento del tetto in acquisti diretti ospedalieri). Poiché al momento una chiara soluzione ancora non esiste, le regioni stanno mettendo in atto misure legate in prevalenza all’appropriatezza prescrittive e terapeutica.
Occorre un “atto di coraggio” da parte delle istituzioni, Ministero ed AIFA, dei giovani farmacisti, ma anche delle aziende per cambiare il setting culturale e operativo nei confronti della spesa farmaceutica, intesa come vero e proprio momento di cura. Un processo che potrà essere avviato e favorito da una riforma importante di accesso alla farmaceutica convenzionata, iniziato con il passaggio di alcune molecole da classe H a classe A, ma anche continuando a ragionare su Payback, il ripiano di spesa ed i tetti e di altre variabili.
In buona sostanza, occorre studiare un modello che consenta di evitare i tagli della spesa farmaceutica, prevedendo investimenti in ambito di formazione, di risorse umane ed incentivi per rendere la professione del farmacista più attrattiva, compreso retribuzioni più interessanti e investimenti in innovazione. Quest’ultima la fonte di maggior incremento della spesa farmaceutica dipendente dallo sviluppo e dall’ingresso di nuove molecole. L’innovazione resta comunque il “target” a cui puntare, pur tenendo conto anche dell’aumento di spesa del personale cui tuttavia non corrisponde a una reale presenza di un maggior numero di professionisti in operatività.
L’Health Technology Assessment (HTA)
Costituisce un valido strumento per valutazioni di tipo economico-finanziario ma anche di sostenibilità in prospettiva, necessaria per affrontare, ad esempio, le sfide legate alla questione epidemiologica e demografica, all’IA e ai DM. Serve una strategia non soltanto regionale e nazionale, ma che sia anche capace di favorire una collaborazione sempre più mitteleuropea, così da accompagnare le decisioni a tutti i livelli: programmazione, aspetti organizzativo-regionali e aziendali, attività prescrittiva per citare le principali. Grazie al PNRR, le regioni sono diventate maggiormente in grado di raccogliere, analizzare e rendere disponibili i dati sanitari, ciò richiederà la formazione anche dei “tecnici” da mandare sul campo, all’interno degli ospedali, per provare a programmare e pianificare un modello virtuoso, quindi trasferibili alla pratica di attività a livello locale/regionale. La sostenibilità, infatti, non è (solo) la riduzione della spesa, ma riguarda in primo luogo la capacità di gestione della spesa in maniera efficiente, con i minori sprechi, obiettivi che sono alla base dell’HTA.
L’assistenza e lo spostamento sul territorio
L’esigenza di prossimità nasce prevalentemente dal nuovo assetto demografico – una popolazione sempre più anziana e un aumento robusto delle cronicità – che imporrà il passaggio da una logica di produttore a paziente centrico, portando ad esempio le cure in ambito oncologico sempre più vicino al paziente, in risposta a un bisogno della persona, ma anche della spesa che va ben oltre i costi sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale, con una quota importante per le famiglie e care-giver, quindi sociali, di compliance terapeutica e di alleggerimento del carico degli ospedali.
Modelli sostenibili possono rappresentare una riposta concreta, anche al superamento delle barriere organizzative e sociologiche, della tracciabilità della filiera e per di cooperazione e interoperatività tecnologica. Per spostare la terapia dall’ospedale al territorio e al domicilio vanno (ri)pensati il modello e il concetto di terapia assistenziale per i quali un aiuto importante potrebbe derivare dall’uso delle nuove tecnologie, come le terapie digitali.
Soluzioni che hanno alla base la necessità di sviluppo di nuove competenze, pensando ad esempio all’evoluzione della farmacia e del farmacista e della farmacia ospedaliera nell’ambito della salute territoriale, della Case di Comunità, della digitalizzazione delle cure, cui contribuisce con un ruolo chiave anche il farmacista ospedaliero. E proprio in funzione di questi ruoli, tenuto conto che l’accordo nazionale con le farmacie al pubblico prevede almeno 1 farmacista ogni 500 mille euro di fatturato, una pari definizione dovrebbe essere fatta anche per i farmacisti ospedalieri, che come detto potrebbero essere aiutati nel lavoro anche dalle tecnologie digitali, o verso le quali devono maturare nove competenze. Ad esempio, pensando al posizionamento delle DTx, oggi impiegate da circa 3-4 milioni di pazienti nel mondo, con una crescita stimata fino a 10-12 milioni, in vista dell’apertura verso nuovi mercati (America Latina e Asia). Dio questi 2 milioni, circa sono in Europa con misura maggiore in Germania, Francia e Belgio. Uno scenario che tuttavia potrebbe rapidamente cambiare con l’ingresso della Common European Data Space, da cui l’importanza del dato e della condivisione dei dati, a fronte tuttavia del livello di inalfabetizzazione digitale italiana.
Gestione delle terapie oncologiche e della galenica sterile
In questi due ambiti la farmacia ospedaliera ha contribuito sensibilmente nel corso degli anni, collaborando con la clinica, l’assistenza al paziente, il dirottamento alla territorializzazione richiesta anche nella sfera onco-ematologie: nuove sfide cui la categoria è pronta a rispondere nella sua doppia funzione di farmacia ospedaliera e territoriale. Il Piano Oncologico Nazionale pone l’attenzione sulla centralità del paziente e sulla riduzione delle disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura del SSN. Tale piano deve essere recepito anche dalle Reti Oncologiche Regionali e Nazionali e uno strumento per ridurre le disuguaglianze è rappresentato dai PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali) che possono essere sostenuti nei loro processi dalle UFA (Unità Farmaci Antiblastici) in grado di occuparsi non solo dell’allestimento di preparazioni sterili ma anche di una serie di attività di supporto quali l’erogazione della preparazione, il controllo tempestivo, l’aderenza e l’appropriatezza terapeutica mediante i registri di monitoraggio AIFA, le sperimentazioni cliniche, la farmacovigilanza, la verifica degli standard di qualità, l’assistenza terapeutica ospedale-territorio. Pertanto, in questa direzione, SIFO ha chiesto ad AIFA di prevedere nelle farmacie ospedaliere nell’abito delle reti oncologiche regionali la presenza di UFA, a garanzia appunto, della qualità, sicurezza ed efficacia delle cure, già prevista dalle norme di buona preparazione e dalle raccomandazioni ministeriali. Inoltre, dalla collaborazione trasversale dell’area scientifico culturale di SIFO con altre associazioni tra cui ASCA (Associazione per lo studio e il controllo della contaminazione ambientale) è partito un progetto nel 2022 che si è avvalso della mappatura delle UFA sul territorio, dell’analisi di precedenti standard tecnici e delle esigenze di farmacia, farmacisti, farmacisti ospedaliere, permettendo di rilevate un quadro piuttosto eterogeneo per quanto riguarda soprattutto i gruppi di lavoro e gli ambienti controllo, ma con alcune criticità ad esempio delle tecnologie e strumento presenti nei laboratori. Da qui anche l’esigenza di realizzare un documento di revisione delle linee guida sull’allestimento nelle UFA, coerente con gli ultimi standard europei e ai riferimenti normativi, per la definizione di un maggior livello tecnico, l’introduzione di nuove tecnologia e aspetti organizzativi, con un focus particolare sui laboratori, attrezzature e controlli, controlli ambientali e la Contamination Control Strategy.
Le malattie rare
Rappresentano, ad oggi, un’altra area critica in termini di spesa, in quanto le malattie rare sono difficilmente quantificabili in termine di numero, di singole malattie e quindi di impatto economico all’interno dei dati attualmente a disposizione. Tuttavia, è possibile prevedere i farmaci che potranno arrivare per la loro gestione e cura e su questi eseguire una possibile “programmazione”. Ovvero valutare come gestire la spesa, il costo effettivo (cost effectiveness) dunque, la distribuzione dei costi fra assistenza al paziente e costo sociale in termine di accesso precoce a un farmaco o a una nuova tecnologie e/o DM, quindi il costo terapeutico (budget impact), l’importanza di investire in nuove tecnologie secondo un rapporto di costo-efficacia, utile a definire gli outcome, in un contesto di sostenibilità. Ad esempio, da dati OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), la spesa in Italia, sembra mantenersi abbastanza in linea con la media europea, mostrando tuttavia una crescita sensibilmente superiore in relazione alla spesa procapite per i farmaci orfani, con un tasso annuo di +15%, simile a Paesi europei come Austria, Germania e Francia, ma eccedente rispetto a Spagna e Portogallo. Tale crescita va gestita, tenuto costo che l’amento del costo è “fisiologico” e positivo poichè legato a maggiori opzioni di trattamento di pazienti difficili; quindi tali costi sono un investimento, non un costo effettivo.
In Italia, i farmaci orfani approvati da AIFA sono il 94% dei farmaci approvati in EMA; in particolare la spesa dei farmaci orfani è sensibilmente cresciuta arrivando a 2,2 mld di euro nel 2023 con un incremento della spesa percentuale passato dal 4,2 nel 2016 all’8,5 nel 2023, seconda voce di spesa farmaceutica dopo l’oncologia, a carico soprattutto di linfomi, mielomi ed altre malattie ematoncologiche, a malattie genetiche (60%), con in testa per la spesa Regione Lombardia.