Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la malattia di Alzheimer colpisce circa il 5% della popolazione italiana over 60, per un totale di 500 mila pazienti. Recente è la decisione del Comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA (CHMP) di suggerire all’Agenzia un’autorizzazione all’immissione in commercio per Leqembi, un anticorpo monoclonale indirizzato contro aggregati di beta-amiloide presenti nel cervello. La decisione del CHMP arriva a seguito di una revisione e riguarda solo i pazienti con Alzheimer precoce e che non presentano nessuna copia del gene ApoE4, oppure ne hanno una sola.
I motivi della nuova decisione
Nel luglio 2024 lo stesso CHMP aveva dato parere negativo all’immissione in commercio di Leqembi, perché tra gli eventi avversi associati al suo uso c’era la comparsa di anomalie dell’imaging correlate all’amiloide, in breve ARIA, con manifestazioni quali edema e sanguinamento cerebrale. Una valutazione degli esiti nei sottogruppi dello studio approvativo ha mostrato che i pazienti senza copie di ApoE4 o con solo una copia hanno un rischio decisamente basso di sviluppare ARIA rispetto ai pazienti con due o più copie del gene. Più nel dettaglio, tra i pazienti senza ApoE4 o con una sola copia del gene solo l’8,9% ha sperimentato emorragie da ARIA, rispetto al 12,6% della totalità dei pazienti. Simili le proporzioni per l’edema da ARIA: 12,9% nella sottopopolazione rispetto al 16,9% di quella totale. Questa diminuzione di rischio viene affiancata da una certa protezione nei confronti della progressione della patologia, come dimostrano i dati dello studio sulla sottopopolazione: dopo 18 mesi di somministrazione, i pazienti trattati con Leqembi un indice CDR-Sb inferiore ai pazienti trattati con il placebo: ciò indica un declino cognitivo inferiore. Il CHMP ha quindi ritenuto che, in questa sottopopolazione, i benefici dell’anticorpo monoclonale superano il rischio di sviluppare ARIA.
I prossimi passi
La decisione del CHMP è un passaggio necessario verso l’approvazione vera e propria da parte della Commissione Europea. Per intanto sappiamo che il farmaco potrà essere prescritto solo a seguito di verifica della presenza del gene ApoE4. Inoltre, il CHMP ha già dato una serie di indicazioni per ridurre al massimo il rischio di insorgenza di ARIA in questi pazienti, come per esempio l’esecuzione di una RM prima dell’avvio del trattamento e alla quinta, settimane e quattordicesima dose dell’anticorpo monoclonale. Inoltre, si suggerisce di eseguire una RM in presenza di sintomatologia che possa far sospettare un evento ARIA: mal di testa, confusione, alterazioni nella visione, nausea e difficoltà nel camminare. Non solo. Saranno prodotte delle linee guida da condividere con i professionisti e verrà allestito uno studio post-approvativo per valutare se la strategia di minimizzazione del rischio di ARIA sia efficace. Da ultimo, verrà istituito un apposito registro dei pazienti trattati con Leqembi, per poter valutare nel tempo gli esiti del farmaco.
Link: https://www.ema.europa.eu/en/news/leqembi-recommended-treatment-early-alzheimers-disease#:~:text=Leqembi%20recommended%20for%20treatment%20of,%7C%20European%20Medicines%20Agency%20(EMA)